Cosa significa per la generazione dei nati nel secondo decennio del 2000, la Memoria? Non solo quella della Shoah, senz'altro un evento crudele e indelebile che è necessario rinnovare, ma quella storica, più ampia, che mette in relazioni uomini e idee affinché si faccia tesoro del passato per costruire un futuro migliore? In questa lettera, un'alunna prova a intessere un dialogo immaginario con la celebre Anne Frank.
Cara Anne,
se avessi la certezza di una tua risposta credo che ti scriverei più volentieri. Mi aprirei di più. Non sono una persona come te, che riesce ad affidare i suoi pensieri e le emozioni alla carta. Non sono una tipa che confida tutto ad un diario, ho più bisogno di confrontarmi con qualcuno di reale. Magari visto che tu lo sei dovrei riuscirci meglio…
Il tuo rapporto con Kitty - il tuo diario - è fantastico! Per te è come parlare ad una persona vera anche se non può risponderti, e quindi le confidi tutto. Quel diario è un vero e proprio amico! Per fortuna lo hai avuto quando sei stata nascosta dentro al rifugio: ti sei potuta confidare con qualcuno -o meglio qualcosa- che non fosse Hanneli, la tua migliore amica, quella ragazzina timida che non voleva entrare a scuola. La incontrasti da piccola e le porgesti una campanella, allora lei la afferrò e ti prese la mano. Diventaste inseparabili, facevate tutto insieme. Immagino quanto sia stato doloroso lasciarla senza dirle nulla per poi nasconderti. Ma lo hai fatto perché era necessario.
Sorrido al pensiero della gioia da te provata quando sentisti la sua voce dall’altra parte della recinzione spinata del campo di concentramento di Bergen-Belsen. Tra le cose che ho scoperto recentemente c'è sicuramente il vostro incontro e il lancio del sacchetto con i calzini e il cibo da parte di Hanneli. Questo gesto è una delle cose più belle della storia dell’amicizia. Sapevi che Hanneli era venuta a conoscenza della tua presenza dall’altra parte della rete, una distanza non tanto piccola, e che lei, nonostante il pericolo di essere vista dai tedeschi, è venuta da te e ti ha lanciato il celebre sacchetto. Peccato che poi ti sia stato rubato da un'altra donna; ma, anche in quel caso, la vostra amicizia è stata più forte: Hanneli ti portò un altro sacchetto. Poi riusciste a parlare un po’ senza che qualche tedesco vi vedesse. Tu le raccontasti della fuga della vostra famiglia ad Amsterdam e del dolore che provasti nel non poterle dire nulla.
Probabilmente non lo sai, e fino a poco tempo fa nemmeno io, un uomo di nome Giorgio Perlasca ha trovato uno stratagemma con cui ha salvato oltre cinquemila vite ebree! Cinquemila!
In Spagna era conosciuto come Jorge Perlasca e, con questo nome, firmò un sacco di passaporti falsi, riconoscendo gli ebrei come parenti di persone di nazionalità spagnola, in modo che questi potessero emigrare in territorio spagnolo. La Spagna si era infatti dichiarata neutrale e quindi non partecipava alla guerra.
Ѐ un peccato che tu non fossi tra quegli ebrei, e scommetto che saresti andata, insieme alle altre due donne, a ringraziarlo, anche se questo comportava cercarlo praticamente in tutta l’Europa meridionale. Pensa che gli ebrei gli hanno dedicato un albero, una quercia precisamente, posizionato tra i Giusti fra le Nazioni, a Gerusalemme.
Adesso, sai che faccio? Prendo un impegno per contrastare la discriminazione. Ma non un impegno farlocco, che prometti di rispettarlo e alla fine te ne freghi. No. Io, invece, inizierò a rispettarlo fin da subito e mi ci applicherò seriamente. Un po’ come te, che hai sempre resistito grazie alla tua immaginazione e al tuo ottimismo. Ti ci sei impegnata, no?
Ecco, senza fare giri di parole, adesso lo dico, chiaro e tondo: se qualcuno fa una singola battuta o dice qualsiasi cosa o fa qualsiasi cosa di discriminante nei confronti di qualcuno, di qualsiasi persona, sconosciuta o lontana che sia, io mi oppongo. Ma non dico: “Sei un cretino! Non si dice/si fa!”. Anzi, gli spiego tranquillamente perché non è corretto. Giuro che glielo dico usando tutte le conoscenze in mio possesso, finché la persona in questione capisce. Hai capito che intendo? Spero di sì…
Wow, mi sono accorta di essermi aperta più di quanto credessi… Visto? Allora avevo ragione all’inizio!
Sai, credo che nei momenti malinconici proverò a immaginare i prati verdi che vedevi tu, nella tua testa, e penserò al tuo sorriso sempre presente.
Pensa a tutta la bellezza ancora intorno a te e sii felice, Anne.
Con affetto,
Nina Titone, 2^F Vivaldi